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giovedì 1 settembre 2011

GIOCONDA: SCRITTORE AMERICANO RIVELA, FU DIPINTA A ROMA


(AGI) - Roma, 30 ago. - Fu Roma, e non Firenze, la citta' dove Leonardo Da Vinci inizio' a dipingere la Gioconda: ne e' convinto Scott Lund, scrittore investigativo di Los Angeles, che il 10 settembre, in un evento organizzato a Piazza del Colosseo (ore 15, Arco di Costantino), promette di svelare - prove alla mano - il "segreto" di Monna Lisa. "L'idea che Monna Lisa fu dipinta a Firenze e' il piu' grande inganno che la storia dell'arte abbia mai conosciuto", afferma l'esperto americano, autore di un volume dal titolo "Mona Lisa Code". Secondo Lund, dopo l'invasione di Milano da parte di Luigi XII, l'artista non riparo' a Venezia e quindi a Firenze bensi' a Roma, che si preparava per il grande Giubileo del 1500. E fu proprio nella citta' eterna che Leonardo comincio' a dipingere la piu' celebre delle sue opere, "ben prima del 1503, data indicata dagli storici". "Mi rendo conto che a Firenze vi saranno moltissime persone che rimarranno deluse dalle mie rivelazioni. Ma la Monna Lisa di Leonardo da Vinci non ha nulla a che fare con la magnifica citta' toscana. La verita' e' che Roma e i romani sono i veri eredi del capolavoro di Leonardo, e io intendo dimostrarlo a settembre". Ma quali sono le prove in mano a Lund? Sul punto l'esperto non intende concedere troppe anticipazioni: "le prove sono nel dipinto stesso", assicura. Di piu': il celebre paesaggio che incornicia l'enigmatico volto della Gioconda, lungi dal rappresentare uno sfondo immaginario - come ritenuto dai piu' - traccia in realta' "una mappa, un codice molto precisi". Leonardo, del resto, era un esperto topografo e della stessa citta' di Milano aveva elaborato una mappa finalizzata a un progetto di riqualificazione urbanistica commissionatogli dal duca Ludovico Sforza.

Seguendo le indicazioni nascoste nel dipinto, Scott Lund promette che il 10 settembre sara' in grado di mostrare al suo pubblico il luogo esatto in cui la Monna Lisa prese forma sulla tela di Leonardo. La conferenza, non a caso, prendera' avvio al Colosseo, ai piedi dell'Arco di Costantino, a poca distanza dal luogo in cui sorgeva il Tempio di Giano, nel Foro romano. Proprio la simbologia del dio bifronte, infatti, secondo l'esperto americano, e' il filo conduttore del dipinto. Leonardo "era intrigato dall'idea che la madre e il bimbo che porta nel grembo condividano una stessa, singola anima. Su questo tema lascio' degli scritti e i suoi tentativi di afferrare il mistero dell'anima condivisa erano forse alla base delle autopsie che effettuo' su feti e uteri". Lungi dall'essere il ritratto di una donna mortale, la Gioconda sarebbe quindi l'emblema del mistero e paradosso dell'inizio della Vita, espresso attraverso il simbolismo del dio romano. "Ispirandosi alla dualita' di Giano, Da Vinci riusci' a elaborare in modo unico un tema ingegnoso e quanto mai adatto per la rappresentazione pittorica di due corpi come una sola entita' metafisica". Di qui le fattezze androginiche della Gioconda, plastica raffigurazione di "due facce in una". Di qui, ancora, le due basi di pilastri su entrambi i lati della figura centrale, che sostengono il tema della biformita', creando le basi del simbolo primario di Giano, l'arco. Di qui, infine, il nome stesso del soggetto che - anagrammato dalla traduzione inglese 'Mona Lisa' - origina le due parole latine 'Anima Sol', o 'Anima di Giano', visto che il mito del dio Sole, conclude Lund, altro non fu che l'evoluzione dell'arcaico dio Giano. (AGI) Rmi

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